giovedì 21 agosto 2014

Fumo: fattore di rischio accertato per la SLA

La Giornata Mondiale sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) si celebra all'inizio dell'estate con il proposito di cominciare una nuova stagione all'insegna della solidarietà nei confronti di coloro che sono affetti da tale malattia. Effettivamente quest'estate la raccolta fondi per la SLA sta raggiungendo dei picchi straordinari soprattutto grazie alla "sfida del secchio d'acqua ghiacciata" (ice bucket challenge), fenomeno social che sta spopolando su internet. Intanto la ricerca scientifica versa una secchiata d'acqua ghiacciata sui fumatori che vedono il consumo di sigarette associato anche alla SLA, oltre che a numerose altre malattie.
Fino ad alcuni anni fa il fumo di tabacco era considerato un fattore di rischio "probabile" per lo sviluppo di SLA, ma recenti studi di neuroepidemiologia a partire dal 2009 sostengono che esso sia implicato direttamente nel causare la malattia (1) e dunque, attualmente il fumo è riconosciuto come fattore di rischio "accertato" (1, 2, 3). Inoltre, il fumo rappresenta un fattore di rischio indipendente di ridotta sopravvivenza in individui con SLA (4, 5).
Una delle ipotesi patogenetiche sarebbe rappresentata dalla neurodegenerazione da perossidazione lipidica attraverso l'esposizione alla formaldeide (6), un composto organico volatile che irrita le mucose e che si sprigiona in grande quantità dal fumo delle sigarette (1,5 mg circa per ogni sigaretta). Peraltro, il legame patogenetico  della SLA con il fumo è coerente con le recenti teorie eziologiche che individuano le sostanze chimiche ambientali e lo stress ossidativo come momento patogenetico della SLA (7).
È verosimile che soggetti portatori di una predisposizione genetica che entrino in contatto prolungato con sostanze tossiche, come ad es. il fumo di sigaretta, abbiano un rischio maggiore di sviluppare la malattia (8). In particolare il fumo aumenterebbe il rischio di contrarre la SLA del 9% per ogni 10 anni passati da fumatori e di un altro 10% per ogni 10 sigarette in più al giorno. 

1. Armon C: Smoking may be considered an established risk factor for sporadic ALS. Division of Neurology, Tufts University School of Medicine/Baystate Medical Center, Springfield, MA 01199, USA. carmel.armon@bhs.org. Neurology. 2009 Nov 17;73(20):1693-8.
2. de Jong SW, Huisman MH, Sutedja NA, van der Kooi AJ, de Visser M, Schelhaas HJ, Fischer K, Veldink JH, van den Berg LH: Smoking, alcohol consumption, and the risk of amyotrophic lateral sclerosis: a population-based study. Am J Epidemiol. 2012 Aug 1;176(3):233-9.
3. Sibon I, de Toffol B, Azulay JP, Sellal F, Thomas-Antérion C, Léger JM, Pierrot-Deseilligny C: [American Academy of Neurology, Washington, 18-25 April 2015]. Rev Neurol (Paris). 2015 Jun-Jul;171(6-7):581-601.
4. Wood H: Motor neuron disease: Smoking adversely affects survival in patients with amyotrophic lateral sclerosis. Nat Rev Neurol. 2016 Nov;12(11):615.
5. Calvo A, Canosa A, Bertuzzo D, Cugnasco P, Solero L, Clerico M, De Mercanti S, Bersano E, Cammarosano S, Ilardi A, Manera U, Moglia C, Marinou K, Bottacchi E, Pisano F, Mora G, Mazzini L, Chiò A: Influence of cigarette smoking on ALS outcome: a population-based study. J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2016 Nov;87(11):1229-1233.
6. Gallo V, Bueno-De-Mesquita HB, Vermeulen R, Andersen PM, Kyrozis A, Linseisen J, Kaaks R, Allen NE, Roddam AW, Boshuizen HC, Peeters PH, Palli D, Mattiello A, Sieri S, Tumino R, Jiménez-Martín JM, Díaz MJ, Suarez LR, Trichopoulou A, Agudo A, Arriola L, Barricante-Gurrea A, Bingham S, Khaw KT, Manjer J, Lindkvist B, Overvad K, Bach FW, Tjønneland A, Olsen A, Bergmann MM, Boeing H, Clavel-Chapelon F, Lund E, Hallmans G, Middleton L, Vineis P, Riboli E:  Smoking and risk for amyotrophic lateral sclerosis: analysis of the EPIC cohort. Ann Neurol. 2009 Apr;65(4):378-85.
7. Nelson LM, McGuire V, Longstreth WT Jr, Matkin C:  Population-based case-control study of amyotrophic lateral sclerosis in western Washington State. I. Cigarette smoking and alcohol consumption. Am J Epidemiol. 2000 Jan 15;151(2):156-63.
8. Wang H, O'Reilly ÉJ, Weisskopf MG, Logroscino G, McCullough ML, Thun MJ, Schatzkin A, Kolonel LN, Ascherio A: Smoking and risk of amyotrophic lateral sclerosis: a pooled analysis of 5 prospective cohorts. Arch Neurol. 2011 Feb;68(2):207-13. 

venerdì 1 agosto 2014

Estate 2014: occhio al Black Carbon del fumo passivo nei locali all'aperto!

Il fumo passivo che ci giunge quando ci troviamo nei locali pubblici all'aperto (ristoranti, bar, etc.) è un fattore di rischio che non è ancora stato preso in considerazione dalle attuali leggi antifumo, eppure si tratta di un problema lamentato dalla maggior parte delle persone.
Esperimenti abbastanza esplicativi di questo tipo di fumo passivo sono stati condotti dai ricercatori del Centro Antifumo dell'Istituto Nazionale Tumori di Milano, guidati dallo pneumologo Roberto Boffi. In un primo esperimento, per chiarire l'entità del fenomeno, è stato chiesto ad un fumatore di fumare per 8 minuti (l'equivalente di un paio di sigarette) e si è rilevato che tale fumo provoca l'emissione di una quantità di polveri sottili (PM10, PM2.5 e PM1) fino a quattro volte superiore rispetto a quella prodotta da un motore diesel di un TIR, modello Mercedes 13000 di cilindrata, mantenuto al minimo per la stessa durata di 8 minuti. Il secondo esperimento focalizza l'attenzione su uno specifico componente del particolato sottile, il Black Carbon (BC), tipo di PM2.5 rappresentativo di sostanze particolarmente dannose per la salute, gli inquinanti idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
Il Black Carbon è un particolato carbonioso notevolmente dannoso perché supera i filtri delle vie aeree respiratorie superiori in virtù di un diametro aerodinamico medio ≤ 2.5 µm. Peraltro, pare che la misurazione dei livelli di PM10, PM2.5 e PM1 non sia sufficiente a dare indicazioni precise sul rischio sanitario collegato, mentre il BC rappresenta un marcatore complementare in grado di offrire un quadro più completo dell’entità dell’esposizione agli inquinanti.
Dunque in questo secondo esperimento, gli stessi ricercatori, ospitati dalla discoteca Pelledoca di Milano, hanno misurato nell’aria le polveri sottili e il Black Carbon (rappresentativo della componente più tossica del particolato fine), sia d’estate quando il locale è all’aperto e si può fumare liberamente, sia d’inverno, quando si balla al chiuso e si può fumare solo fuori (in quest'ultimo caso i vestiti impregnati di fumo trasportano le polveri sottili anche al chiuso). I risultati dimostrano che nonostante la quantità di polveri sottili (PM10, PM2.5 e PM1) all'aperto sia più bassa, le concentrazioni di Black Carbon sono più del doppio rispetto a quando il locale è al chiuso, ad indicare che anche se si fuma all’aperto non si ha assolutamente alcuna garanzia che tale ambiente sia libero dalle sostanze nocive emanate dalla combustione delle sigarette.
Certamente ci sono tanti fattori che possono influenzare l'esposizione a fumo passivo all'aperto: numero dei fumatori, condizioni di vento, caratteristiche fisiche delle aree esterne (eventuali coperture, tendaggi o pareti), ma in ogni caso si rimarca il concetto che anche se ci si trova all'aperto il fumo di sigaretta espone ad un rischio rilevante.
Negli adulti, l’inalazione di fumo di tabacco di seconda mano può far aumentare il rischio di disturbi cardiovascolari, di tumore del polmone e di altre malattie polmonari.
Per i bambini, l’inalazione di fumo di tabacco di seconda mano è ancora più pericolosa. Ciò è dovuto al fatto che le vie respiratorie dei bambini sono più piccole e i loro sistemi immunitari sono meno sviluppati; di conseguenza aumentano le probabilità di contrarre bronchiti, polmoniti e asma. Un bambino sottoposto al fumo passivo di sigaretta equivale a sottoporlo a violenza, a maltrattamento!
Quindi, dal momento che il problema del fumo passivo nei locali pubblici all'aperto tarda ad essere affrontato con leggi appropriate, si demanda al buon senso dei gestori di tali locali, la decisione di vietare il fumo in detti spazi. Molti gestori potrebbero sentirsi in difficoltà, per la preoccupazione che i propri clienti fumatori, non trovandosi più a loro agio, prendano la decisione di non frequentare più il locale. Ma piuttosto va osservato che, a seguito di tale divieto, i clienti non fumatori si sentiranno più tutelati e poi, come già rilevato da altre analoghe esperienze di divieto di fumo nei locali pubblici, l’assenza di fumo gioca più spesso a favore della frequentazione di tali locali. Basterà esporre dei cartelli che comunicano la politica del locale nei confronti del fumo di tabacco, magari spiegando che esso anche negli ambienti esterni è dannoso per i non fumatori, cosicché chiunque può decidere responsabilmente se frequentare o meno quel locale.