Il fumo di tabacco si infiltra fra le maglie del tessuto sociale condizionando una più bassa tolleranza agli eventi stressanti della vita e sfociando con una certa frequenza in comportamenti violenti. Una recente campagna contro la violenza domestica di Amnesty International ha messo in risalto l'uso improprio dei mozziconi di sigaretta nei comportamenti violenti contro le donne. Infatti, spesso gli abusatori fumatori utilizzano le sigarette come strumento di tortura spegnendole sulla pelle delle proprie vittime.
Peraltro, le multinazionali già negli anni '60 avevano intravisto la forza della dipendenza da uno specifico brand di sigarette anche in termini di aggressività e, nelle loro pubblicità, i fumatori con un occhio bordato di nero comunicavano che erano disposti a fare a botte piuttosto che cambiare marca di sigarette.
In India dove la violenza nei confronti delle donne raggiunge i livelli più elevati fra i Paesi industrializzati (rapporto G20), essa è stata associata a più alte probabilità di fumare e masticare tabacco da parte di coloro che l'esercitano (1).
Anzi alcuni autori suggeriscono che il fumo di sigaretta può causare aggressività, così come viceversa l'aggressività può condurre al tabagismo (2).
Peraltro, secondo recenti ricerche l'uso di tabacco da parte del partner maschile rappresenta un fattore di rischio indipendente (*) associato ad abuso fisico e/o violenza psicologica durante la gravidanza (3, 4, 5). Sicuramente l'associazione di fumo e alcol rappresentano un elemento importante per quanto riguarda i fattori di rischio connessi alla violenza domestica, così come rilevato in numerosi studi (2, 6, 7, 8).
Tuttavia l'incidenza di abusi contro le donne è stata riscontrata oltre che in relazione all'uso di fumo e abuso di alcol anche con l'uso di droga, con la bassa scolarità dei mariti (6, 9, 10, 11, 12) e una certa prevalenza è stata riscontrata anche nelle classi sociali più basse (8).
Inoltre, alcuni studi hanno messo in correlazione la riduzione dell'esposizione a violenza fisica alla maggiore incidenza di cessazione tabagica (13).
Quali sono i correlati scientifici di tali atteggiamenti aggressivi e violenti con il fumo di tabacco?
Vi sono numerosi riscontri scientifici di risonanza magnetica che hanno rilevato grosse anomalie cerebrali nei fumatori di sigarette verosimilmente legate a disfunzioni nei circuiti dei processi decisionali, del controllo degli impulsi e dei meccanismi cerebrali di ricompensa (14); altri studi hanno rilevato nei fumatori errori di attenzione e una maggiore impulsività cognitiva (15) che si delineerebbe come una modalità di comportamento caratterizzata da una scarsa valutazione delle conseguenze. Inoltre, le alterazioni riscontrate osservando il cervello dei fumatori rispetto ai mai fumatori, attraverso tecniche di risonanza magnetica, hanno evidenziato allargamento ventricolare e atrofia, minori volumi di sostanza grigia e inferiori densità di materia grigia nella corteccia prefrontale laterale bilateralmente, con volumi più piccoli nella corteccia cingolata anteriore dorsale sinistra e più bassa densità di materia grigia nel cervelletto di destra (16).
Successive indagini di risonanza magnetica hanno confermato il riscontro nei fumatori di minore volume della materia grigia e più bassa densità osservata nelle regioni frontali (corteccia cingolata anteriore, prefrontale e orbitofrontale), nel lobo occipitale e nel lobo temporale includendo il giro paraippocampale, rispetto ai mai fumatori (17).
Ulteriori riscontri acquisiti attraverso immagini di risonanza magnetica ad alta risoluzione hanno evidenziato nei fumatori un maggiore assottigliamento nella corteccia orbitofrontale mediale di sinistra, rispetto ai mai fumatori; e più precisamente, è stato rilevato che lo spessore corticale misurato è dose dipendente, nel senso che risulta tanto minore quanto maggiore è stato il numero di sigarette fumate al giorno e quanto maggiore è stata l'esposizione al fumo di tabacco nella vita (14).
Dunque, una delle aree cerebrali più compromesse è la corteccia cingolata anteriore (evidenziata in giallo nella seguente fig.), ovvero la parte della corteccia cerebrale situata nella regione superiore della superficie mediale dei lobi frontali e che corrisponde alla sede della corteccia cerebrale ove vengono elaborati, a livello inconscio, i pericoli ed i problemi cui un individuo è soggetto nel normale decorrere delle proprie esperienze. Pertanto, è verosimile che le alterazioni riscontrate siano alla base di un appiattimento delle emozioni con conseguente accentuazione dell'aggressività.
Non a caso nella maggior parte degli studi sulle sindromi da comportamento a rischio multiplo, il fumo di tabacco è considerato come uno dei principali responsabili (2, 18, 19).
Indagini effettuate su un gruppo di adolescenti internati in un istituto socio-educativo per aver commesso reati con aggressione fisica (compresa la detenzione di armi), hanno rilevato una percentuale di fumatori di sigarette particolarmente elevata (87,6%) e superiore all'uso di altre sostanze quali marijuana, popper, alcol, etc. (15). Analoghe indagini sulla prevalenza della violenza e fattori associati al comportamento violento tra i giovani, hanno confermato che il fattore di rischio più fortemente associato alla detenzione di armi è proprio il fumo di sigarette (20).
È noto che adolescenti che usano tattiche aggressive per gestire i conflitti interpersonali sono associati a più alto rischio di fumo di sigarette, alcol e altre droghe (21).
Malviventi alcolisti autori di violenza verso il partner spesso presentano un elevata tendenza al fumo di tabacco; e inoltre, il fumo di tabacco in questi soggetti è associato in maniera significativa alla diagnosi di disturbo antisociale di personalità (22).
Altro meccanismo che è stato chiamato in causa è quello degli acidi grassi omega-3; secondo alcuni studi il fumo riduce i livelli plasmatici di omega-3 (23) i quali hanno mostrato sperimentalmente di ridurre l'aggressività (24).
Altro meccanismo che è stato chiamato in causa è quello degli acidi grassi omega-3; secondo alcuni studi il fumo riduce i livelli plasmatici di omega-3 (23) i quali hanno mostrato sperimentalmente di ridurre l'aggressività (24).
Quali sono le relazioni tra lo sviluppo dei comportamenti aggressivi ed il fumo?
Secondo diversi studi l'esposizione prenatale al tabacco da parte delle madri è associata a problemi di impulsività, comportamento oppositivo, immaturità, instabilità emotiva, di aggressività da parte di bambini in età prescolare (25), nonché allo sviluppo di comportamenti criminali o delinquenziali più tardi nella vita (26).
Studi effettuati utilizzando modelli animali di esposizione prenatale al fumo di sigaretta hanno rilevato, nella prole di sesso maschile, delle anomalie comportamentali accompagnate a significativa riduzione di monoamine (dopamina e serotonina) a livello striatale e alterazioni del brain-derived neurotrophic factor (BDNF) (27).Altri studi su modelli animali hanno rilevato che l'iperattività indotta da esposizione prenatale alla nicotina è associata ad aumento dei recettori nicotinici corticali (28).
Studi di correlazione tra fattori critici materni e attributi di personalità di adolescenti maschi fumatori di tabacco, hanno evidenziato che mentre le madri dei giovani fumatori tendevano ad essere meno coinvolte affettivamente e mostravano ridotte probabilità di servire da modello per i loro figli, questi ultimi tendevano ad avere minor controllo degli impulsi, erano meno responsabili ed autonomi, più ribelli e con maggiori probabilità di manifestare atteggiamenti aggressivi (29).
Peraltro, altri studi hanno confermato che il fumo materno rappresenta un fattore di rischio per il maltrattamento sui minori ed è stato associato con casi di abbandono infantile da parte di giovani madri (30).
Il comportamento aggressivo spesso si manifesta a scuola sotto forma di bullismo che, con le dovute differenze di genere, mostra in ogni caso forte associazione con regolare consumo di tabacco (31). Infatti, studi successivi hanno evidenziato come il tasso di bullismo possa diminuire con l'introduzione del divieto di fumo (32). Insomma atteggiamenti di ostilità e di aggressività negli adolescenti possono essere un fattore di rischio per l'insorgenza precoce del tabagismo (33).
Infine, va considerata anche la relazione del fumo con il sonno. I fumatori, rispetto ai non fumatori, hanno molti disturbi del sonno e la sua carenza risveglia l'aggressività, intensifica la rabbia e contribuisce all'insorgere di disturbi mentali.
Anche l'aggressività subita è associata al fumo di tabacco.
Le vittime di violenza domestica, spesso definita in letteratura come Intimate Partner Violence (IPV), sono a maggior rischio di fumare rispetto alle non vittime (34, 35) con una prevalenza di 2-3 volte superiore (36).
In linea generale è riconosciuto da circa 20 anni che la probabilità di diventare fumatrici è maggiore in coloro che hanno subìto aggressione rispetto a coloro che non hanno avuto precedenti di aggressione nella loro vita (37).
In linea generale è riconosciuto da circa 20 anni che la probabilità di diventare fumatrici è maggiore in coloro che hanno subìto aggressione rispetto a coloro che non hanno avuto precedenti di aggressione nella loro vita (37).
Gli abusi subiti dalle donne durante l'infanzia rappresentano un fattore di stress che a sua volta aumenta il rischio di tabagismo in coloro che l'hanno patiti; secondo diversi studi coloro che hanno vissuto 2 o più abusi prima dei 17 anni hanno una probabilità 3 volte maggiore di diventare fumatori e hanno una probabilità di 7 volte maggiore di essere già fumatori (38, 39).
In generale gli studi confermano che abusi infantili fisici e/o sessuali, sia che coinvolgano bambine o bambini, rappresentano fattori di rischio per una più elevata frequenza di fumo di sigarette in età adolescenziale ed adulta (40).
Pertanto, i recenti orientamenti in campo tabaccologico prevedono interventi di prevenzione e cessazione anche in questi tristi e difficili contesti (34, 35, 40).
(*) fattore di rischio indipendente indica che da solo è in grado di aumentare l'incidenza di una patologia, indipendentemente dalla presenza di altri fattori predisponenti.
Keywords: smoking and violence, aggression, sexual abuse, offenders, delinquency, hyperactivity, hostility, aggressive behavior, bullying.
Rete Nazionale Antiviolenza - numero verde di pubblica utilità: 1522.
Rete Locale Antiviolenza (S.Maria C.V. - CE) - E.V.A. Cooperativa Sociale.
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