lunedì 25 novembre 2013

25 novembre Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne: la sigaretta tra i principali indagati

Il fumo di tabacco si infiltra fra le maglie del tessuto sociale condizionando una più bassa tolleranza agli eventi stressanti della vita e sfociando con una certa frequenza in comportamenti violenti. Una recente campagna contro la violenza domestica di Amnesty International ha messo in risalto l'uso improprio dei mozziconi di sigaretta nei comportamenti violenti contro le donne. Infatti, spesso gli abusatori fumatori utilizzano le sigarette come strumento di tortura spegnendole sulla pelle delle proprie vittime. 
Peraltro, le multinazionali già negli anni '60 avevano intravisto la forza della dipendenza da uno specifico brand di sigarette anche in termini di aggressività e, nelle loro pubblicità, i fumatori con un occhio bordato di nero comunicavano che erano disposti a fare a botte piuttosto che cambiare marca di sigarette.
In India dove la violenza nei confronti delle donne raggiunge i livelli più elevati fra i Paesi industrializzati (rapporto G20), essa è stata associata a più alte probabilità di fumare e masticare tabacco da parte di coloro che l'esercitano (1).
Anzi alcuni autori suggeriscono che il fumo di sigaretta può causare aggressività, così come viceversa l'aggressività può condurre al tabagismo (2).
Peraltro, secondo recenti ricerche l'uso di tabacco da parte del partner maschile rappresenta un fattore di rischio indipendente (*) associato ad abuso fisico e/o violenza psicologica durante la gravidanza (3, 4, 5). Sicuramente l'associazione di fumo e alcol rappresentano un elemento importante per quanto riguarda i fattori di rischio connessi alla violenza domestica, così come rilevato in numerosi studi (2, 6, 7, 8).
Tuttavia l'incidenza di abusi contro le donne è stata riscontrata oltre che in relazione all'uso di fumo e abuso di alcol anche con l'uso di droga, con la bassa scolarità dei mariti (6, 9, 10, 11, 12) e una certa prevalenza è stata riscontrata anche nelle classi sociali più basse (8).
Inoltre, alcuni studi hanno messo in correlazione la riduzione dell'esposizione a violenza fisica alla maggiore incidenza di cessazione tabagica (13).

Quali sono i correlati scientifici di tali atteggiamenti aggressivi e violenti con il fumo di tabacco?
Vi sono numerosi riscontri scientifici di risonanza magnetica che hanno rilevato grosse anomalie cerebrali nei fumatori di sigarette verosimilmente legate a disfunzioni nei circuiti dei processi decisionali, del controllo degli impulsi e dei meccanismi cerebrali di ricompensa (14); altri studi hanno rilevato nei fumatori errori di attenzione e una maggiore impulsività cognitiva (15) che si delineerebbe come una modalità di comportamento caratterizzata da una scarsa valutazione delle conseguenze. Inoltre, le alterazioni riscontrate osservando il cervello dei fumatori rispetto ai mai fumatori, attraverso tecniche di risonanza magnetica, hanno evidenziato allargamento ventricolare e atrofia, minori volumi di sostanza grigia e inferiori densità di materia grigia nella corteccia prefrontale laterale bilateralmente, con volumi più piccoli nella corteccia cingolata anteriore dorsale sinistra e più bassa densità di materia grigia nel cervelletto di destra (16).
Successive indagini di risonanza magnetica hanno confermato il riscontro nei fumatori di minore volume della materia grigia e più bassa densità osservata nelle regioni frontali (corteccia cingolata anteriore, prefrontale e orbitofrontale), nel lobo occipitale e nel lobo temporale includendo il giro paraippocampale, rispetto ai mai fumatori (17).
Ulteriori riscontri acquisiti attraverso immagini di risonanza magnetica ad alta risoluzione hanno evidenziato nei fumatori un maggiore assottigliamento nella corteccia orbitofrontale mediale di sinistra, rispetto ai mai fumatori; e più precisamente, è stato rilevato che lo spessore corticale misurato è dose dipendente, nel senso che risulta tanto minore quanto maggiore è stato il numero di sigarette fumate al giorno e quanto maggiore è stata l'esposizione al fumo di tabacco nella vita (14).
Dunque, una delle aree cerebrali più compromesse è la corteccia cingolata anteriore (evidenziata in giallo nella seguente fig.), ovvero la parte della corteccia cerebrale situata nella regione superiore della superficie mediale dei lobi frontali e che corrisponde alla sede della corteccia cerebrale ove vengono elaborati, a livello inconscio, i pericoli ed i problemi cui un individuo è soggetto nel normale decorrere delle proprie esperienze. Pertanto, è verosimile che le alterazioni riscontrate siano alla base di un appiattimento delle emozioni con conseguente accentuazione dell'aggressività.
Non a caso nella maggior parte degli studi sulle sindromi da comportamento a rischio multiplo, il fumo di tabacco è considerato come uno dei principali responsabili (2, 18, 19).
Indagini effettuate su un gruppo di adolescenti internati in un istituto socio-educativo per aver commesso reati con aggressione fisica (compresa la detenzione di armi), hanno rilevato una percentuale di fumatori di sigarette particolarmente elevata (87,6%) e superiore all'uso di altre sostanze quali marijuana, popper, alcol, etc. (15). Analoghe indagini sulla prevalenza della violenza e fattori associati al comportamento violento tra i giovani, hanno confermato che il fattore di rischio più fortemente associato alla detenzione di armi è proprio il fumo di sigarette (20).
È noto che adolescenti che usano tattiche aggressive per gestire i conflitti interpersonali sono associati a più alto rischio di fumo di sigarette, alcol e altre droghe (21).
Malviventi alcolisti autori di violenza verso il partner spesso presentano un elevata tendenza al fumo di tabacco; e inoltre, il fumo di tabacco in questi soggetti è associato in maniera significativa alla diagnosi di disturbo antisociale di personalità (22).
Altro meccanismo che è stato chiamato in causa è quello degli acidi grassi omega-3; secondo alcuni studi il fumo riduce i livelli plasmatici di omega-3 (23) i quali hanno mostrato sperimentalmente di ridurre l'aggressività (24).

Quali sono le relazioni tra lo sviluppo dei comportamenti aggressivi ed il fumo?
Secondo diversi studi l'esposizione prenatale al tabacco da parte delle madri è associata a problemi di impulsività, comportamento oppositivo, immaturità, instabilità emotiva, di aggressività da parte di bambini in età prescolare (25), nonché allo sviluppo di comportamenti criminali o delinquenziali più tardi nella vita (26).
Studi effettuati utilizzando modelli animali di esposizione prenatale al fumo di sigaretta hanno rilevato, nella prole di sesso maschile, delle anomalie comportamentali accompagnate a significativa riduzione di monoamine (dopamina e serotonina) a livello striatale e alterazioni del brain-derived neurotrophic factor (BDNF) (27).
Altri studi su modelli animali hanno rilevato che l'iperattività indotta da esposizione prenatale alla nicotina è associata ad aumento dei recettori nicotinici corticali (28).
Studi di correlazione tra fattori critici materni e attributi di personalità di adolescenti maschi fumatori di tabacco, hanno evidenziato che mentre le madri dei giovani fumatori tendevano ad essere meno coinvolte affettivamente e mostravano ridotte probabilità di servire da modello per i loro figli, questi ultimi tendevano ad avere minor controllo degli impulsi, erano meno responsabili ed autonomi, più ribelli e con maggiori probabilità di manifestare atteggiamenti aggressivi (29).
Peraltro, altri studi hanno confermato che il fumo materno rappresenta un fattore di rischio per il maltrattamento sui minori ed è stato associato con casi di abbandono infantile da parte di giovani madri (30).
Il comportamento aggressivo spesso si manifesta a scuola sotto forma di bullismo che, con le dovute differenze di genere, mostra in ogni caso forte associazione con regolare consumo di tabacco (31). Infatti, studi successivi hanno evidenziato come il tasso di bullismo possa diminuire con l'introduzione del divieto di fumo (32). Insomma atteggiamenti di ostilità e di aggressività negli adolescenti possono essere un fattore di rischio per l'insorgenza precoce del tabagismo (33).
Infine, va considerata anche la relazione del fumo con il sonno. I fumatori, rispetto ai non fumatori, hanno molti disturbi del sonno e la sua carenza risveglia l'aggressività, intensifica la rabbia e contribuisce all'insorgere di disturbi mentali.

Anche l'aggressività subita è associata al fumo di tabacco. 
Le vittime di violenza domestica, spesso definita in letteratura come Intimate Partner Violence (IPV), sono a maggior rischio di fumare rispetto alle non vittime (34, 35) con una prevalenza di 2-3 volte superiore (36). 
In linea generale è riconosciuto da circa 20 anni che la probabilità di diventare fumatrici è maggiore in coloro che hanno subìto aggressione rispetto a coloro che non hanno avuto precedenti di aggressione nella loro vita (37).
Gli abusi subiti dalle donne durante l'infanzia rappresentano un fattore di stress che a sua volta aumenta il rischio di tabagismo in coloro che l'hanno patiti; secondo diversi studi coloro che hanno vissuto 2 o più abusi prima dei 17 anni hanno una probabilità 3 volte maggiore di diventare fumatori e hanno una probabilità di 7 volte maggiore di essere già fumatori (38, 39).
In generale gli studi confermano che abusi infantili fisici e/o sessuali, sia che coinvolgano bambine o bambini, rappresentano fattori di rischio per una più elevata frequenza di fumo di sigarette in età adolescenziale ed adulta (40).
Pertanto, i recenti orientamenti in campo tabaccologico prevedono interventi di prevenzione e cessazione anche in questi tristi e difficili contesti (34, 35, 40).

(*) fattore di rischio indipendente indica che da solo è in grado di aumentare l'incidenza di una patologia, indipendentemente dalla presenza di altri fattori predisponenti.

Keywords: smoking and violence, aggression, sexual abuse, offenders, delinquency, hyperactivity, hostility, aggressive behavior, bullying.


Rete Nazionale Antiviolenza - numero verde di pubblica utilità: 1522.

Rete Locale Antiviolenza (S.Maria C.V. - CE) - E.V.A. Cooperativa Sociale.

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2. Saatcioglu O, Erim R: Aggression among male alcohol-dependent inpatients who smoke cigarettes. Bakirkoy Research and Training Hospital for Psychiatry, Neurology, and Neurosurgery, Istanbul, Turkey. osaatcioglu@superonline.com. J Psychol. 2009 Dec;143(6):615-24. 
3. Farid M, Saleem S, Karim MS, Hatcher J: Spousal abuse during pregnancy in Karachi, Pakistan. Department of Community Health Sciences, Aga Khan University, Karachi, Pakistan. mufiza.farid@aku.edu. Int J Gynaecol Obstet. 2008 May;101(2):141-5.
4. Karaoglu L, Celbis O, Ercan C, Ilgar M, Pehlivan E, Gunes G, Genc MF, Egri M: Physical, emotional and sexual violence during pregnancy in Malatya, Turkey. Public Health Department, Medical Faculty, Inonu University, Malatya, Turkey. lkaraoglu@inonu.edu.tr. Eur J Public Health. 2006 Apr;16(2):149-56.
5. Rasmussen KL, Knudsen HJ: [Violence towards pregnant women]. Ugeskr Laeger. 1996 Apr 22;158(17):2373-6.
6. Chandrasekaran V, Krupp K, George R, Madhivanan P: Determinants of domestic violence among women attending an human immunodeficiency virus voluntary counseling and testing center in Bangalore, India. CSI Holdsworth Memorial Hospital, Mysore, India. varimph@yahoo.com. Indian J Med Sci. 2007 May;61(5):253-62.
7. Hedin LW, Janson PO: Domestic violence during pregnancy. The prevalence of physical injuries, substance use, abortions and miscarriages. Department of Public Health and Occupational Health, University of Bergen, Norway. lena.w.hedin@isf.uib.no. Acta Obstet Gynecol Scand. 2000 Aug;79(8):625-30.
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9. Khosla AH, Dua D, Devi L, Sud SS: Domestic violence in pregnancy in North Indian women. Department of Obstetrics and Gynaecology, Government Medical College and Hospital, Sector 32-B, Chandigarh, India. anjuhuria@rediffmail.com. Indian J Med Sci. 2005 May;59(5):195-9.
10. Elnashar AM, El-Dien Ibrahim M, Eldesoky MM, Aly OM, El-Sayd Mohamed Hassan M: Sexual abuse experienced by married Egyptian women. Benha University Hospital, Benha, Egypt. elnashar53@hotmail.com. Int J Gynaecol Obstet. 2007 Dec;99(3):216-20.
11. Ali NS, Ali FN, Khuwaja AK, Nanji K: Factors associated with intimate partner violence against women in a mega city of South-Asia: multi-centre cross-sectional study. Hong Kong Med J. 2014 Aug;20(4):297-303.
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23. Leng GC, Smith FB, Fowkes FG, Horrobin DF, Ells K, Morse-Fisher N, Lowe GD: Relationship between plasma essential fatty acids and smoking, serum lipids, blood pressure and haemostatic and rheological factors. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 1994 Aug;51(2):101-8.
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28. Tizabi Y, Popke EJ, Rahman MA, Nespor SM, Grunberg NE: Hyperactivity induced by prenatal nicotine exposure is associated with an increase in cortical nicotinic receptors. Pharmacol Biochem Behav. 1997 Sep;58(1):141-6.
29. Brook JS, Whitman M, Gordon AS: Maternal and personality determinants of adolescent smoking behavior. J Genet Psychol. 1981 Dec;139(2d Half):185-93.
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31. Richter M, Bowles D, Melzer W, Hurrelmann K: [Bullying, psychosocial health and risk behaviour in adolescence]. Fakultät für Gesundheitswissenschaften, Universität Bielefeld. matthias.richter@uni-bielefeld.de. Gesundheitswesen. 2007 Aug-Sep;69(8-9):475-82.
32. Lawrence S, Welfare H: The effects of the introduction of the no-smoking policy at HMYOI Warren Hill on bullying behaviour. HMYOI Warren Hill. Sally.Lawrence@hmps.gsi.gov.uk. Int J Prison Health. 2008 Sep;4(3):134-45.
33. Bernstein MH, Colby SM, Bidwell LC, Kahler CW, Leventhal AM: Hostility and cigarette use: a comparison between smokers and nonsmokers in a matched sample of adolescents. Nicotine Tob Res. 2014 Aug;16(8):1085-93.
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36. Sullivan TP, Flanagan JC, Dudley DN, Holt LJ, Mazure CM, McKee SA: Correlates of smoking status among women experiencing intimate partner violence: Substance use, posttraumatic stress, and coping. Am J Addict. 2015 Sep;24(6):546-53.
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39. Jun HJ, Rich-Edwards JW, Boynton-Jarrett R, Austin SB, Frazier AL, Wright RJ: Child abuse and smoking among young women: the importance of severity, accumulation, and timing. Channing Laboratory, Department of Medicine, Brigham and Women's Hospital and Harvard Medical School, Boston, Massachusetts 02115, USA. nhhjj@channing.harvard.edu. J Adolesc Health. 2008 Jul;43(1):55-63.
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sabato 2 novembre 2013

Fumo e rifiuti a km 0 in Terra dei Fuochi


Il nostro sistema respiratorio è dotato di un "sistema di pulizia", cui partecipano numerose cellule che con le loro microciglia ostacolano l'entrata di polveri, germi e sostanze tossiche. L'efficacia della suddetta barriera risulta compromessa se alle fonti naturali di inquinamento (polveri e gas vulcanici, decomposizioni organiche, incendi conseguenti all'azione di fulmini, etc.) si aggiungono quelle molto più tossiche connesse all'evoluzione della cosiddetta "civiltà" moderna (industrie, trasporti, etc.).
A queste due forme di inquinamento si associano quelle connesse all'inciviltà e all'illegalità di cui Terra di Lavoro, ingloriosamente ribattezzata in Terra dei Fuochi, né è disgraziato teatro.
Soprattutto i territori della provincia di Caserta e di Napoli risultano ampiamente influenzati dallo scarico illegale di rifiuti pericolosi e urbani che vengono sistematicamente incendiati per cercare di eliminarne le tracce con conseguente grave inquinamento dell'aria, del terreno e delle falde acquifere (1).
L'incenerimento dei rifiuti immette nell'atmosfera enormi quantità di fumi inquinanti contenenti materia particolata PM-10 e soprattutto particolato fine e ultrafine (PM-2,5 e PM-1). La frazione ultrafine è riconosciuta come quella più pericolosa per la salute umana poiché raggiunge le parti più distali dell'albero respiratorio, gli alveoli. Poi vi sono le nanoparticelle, aggregati di diametro variabile tra 1 e 25 nanometri, che spesso contengono sostanze estremamente tossiche, persistenti e bioaccumulabili quali: arsenico, berillio, cadmio, cromo, nichel, benzene, piombo, diossine, dibenzofurani, policlorobifenili, idrocarburi policiclici aromatici.
Sappiamo che le sostanze irritanti del fumo di sigaretta sono in grado di danneggiare velocemente il "sistema di pulizia" su indicato facilitando il passaggio di ogni sorta di inquinanti nel polmone. Dunque fumando, non solo si danneggeranno i polmoni, ma si diventerà maggiormente esposti alle sostanze inquinanti, non più trattenute dal  suddetto sistema di pulizia. La classica tosse e catarro del fumatore, sono espressione di mancata efficienza del sistema di pulizia del polmone.
In uno scenario di degrado urbano e rurale molta gente si è ammalata di tumore pagando anche con la vita il prezzo per lo smaltimento illegale di rifiuti tossici; dunque si prospetta, come è già ampiamente dimostrabile, una vera strage.
Tuttavia quando si studiano gli effetti di inquinanti come le diossina sulla salute non va sottovalutato l'impatto di fonti supplementari di esposizione quali il fumo di tabacco (2) in cui si rileva diossina, composti diossina-simili (3, 4) e molte delle sostanze persistenti e bioaccumulabili già menzionate. Alcuni studi hanno rilevato che i livelli di diossina nel siero dei fumatori sono fortemente influenzati se essi vivono in un territorio il cui suolo è contaminato da diossina (5).
Il fumo di sigaretta è una fonte di esposizione chimica complessa ambientale e risultati sperimentali suggeriscono una maggiore cancerogenicità delle sostanze chimiche contenute nel fumo di sigaretta in caso di esposizione a inquinanti organici persistenti - persistent organic pollutants (POPs) (6).
Da recenti studi è emerso che l'inquinamento in Campania risulta significativamente associato a fenomeni di invecchiamento cellulare e insorgenza precoce di malattie legate all'età; tutto ciò avviene attraverso meccanismi biochimici di maggiore stress ossidativo, più breve lunghezza dei telomeri e alterata attività della telomerasi (7). 
I telomeri sono regioni terminali dei cromosomi e come dei "cappucci protettivi" impediscono la degradazione progressiva del DNA cromosomiale il cui progressivo accorciamento è correlato alla senescenza cellulare e a numerose patologie legate all'età. 
Le sigarette accese con i loro fumi, contenenti migliaia di sostanze molte delle quali altamente tossiche per l'uomo, gli animali e l'ambiente, sono come dei roghi tossici in miniatura. Infatti, i meccanismi biochimici alla base dell'invecchiamento cellulare e dell'insorgenza precoce di malattie legate all'età, cui si è fatto riferimento a proposito dell'inquinamento da roghi tossici in Campania, si riscontrano tipicamente nei fumatori (8, 9) indipendentemente dall'inquinamento ambientale. 
Certamente se facciamo riferimento alle diossina, uno dei principali inquinanti dei roghi tossici, l'entità dell'esposizione giornaliera derivante dalla sola diossina del fumo di sigaretta è molto al di sotto dei livelli considerati tollerabili dall'OMS (WHO Tolerable Daily Intake), ma bisogna innanzitutto ricordare che la diossina, come molti altri inquinanti organici persistenti, tende all'accumulo nell'organismo e si somma al carico degli inquinanti ambientali. Peraltro, le numerose sostanze cancerogene del fumo di sigaretta possono interagire con inquinanti ambientali determinando un potenziamento degli effetti cancerogeni (10). A tale proposito va osservato che in base ai dati dei registri tumori in Campania del 2012 (11), risultano in aumento tumori (polmonari, colorettali e mammari) per i quali vi è una riconosciuta componente da inquinamento ambientale e per i quali il fumo costituisce un fattore di rischio indipendente (12, 13, 14). 
Fumo di tabacco e POPs intervengono singolarmente e in associazione anche sulla patologia cardiovascolare (7, 15), non a caso in Campania le malattie cardiovascolari, secondo recenti dati epidemiologici, raggiungono tassi più elevati rispetto al resto del Paese (16).
Tali dati mettono in evidenza la necessità di sostenere campagne di prevenzione contro il fumo (11), specie nei territori che sono divenuti la pattumiera d'Italia.



Le affermazioni dei Ministri della Salute, Balduzzi nel 2012 e Lorenzin nel 2013, che hanno messo in relazione l'aumentata mortalità in Campania oltre che con i roghi tossici anche con altri fattori, quali fumo e obesità, sono state interpretate dai più come una minimizzazione del problema della Terra dei Fuochi. Ma in realtà i Ministri ci hanno trasmesso ufficialmente quanto emerge da siti istituzionali come i Registri dei Tumori; infatti, da essi emerge una più ritardata e lenta riduzione del fumo di sigaretta verificatasi in Campania (Registro Tumori di Popolazione della Regione Campania - presentazione e commenti 2012). È tuttavia anche vero che i Registri Tumori esprimono solo un aspetto molto parziale; infatti, i dati relativi alla mortalità per inquinamento risultano irrisori rispetto a quelli del fumo, e ciò per una serie di motivi: attualmente detti registri seguono complessivamente all'incirca solo un quarto della popolazione italiana e inoltre hanno una distribuzione molto disomogenea (ad es. in Campania comprendono solo i territori dell'ASL Napoli 3 Sud e la provincia di Salerno). In ogni caso, affrontare il problema del tabagismo nel contesto del gravissimo inquinamento dei territori Campani non va inteso come un modo per strumentalizzare il tabagismo e spostare l'attenzione da un problema all'altro. Peraltro, l'eredità di decenni di sversamenti illegali non può trovare una soluzione in tempi brevi; un'ipotetica bonifica richiederebbe decenni. Le cornucopie dello stemma di Terra di Lavoro ricolme dei frutti del lavoro della terra e quindi simbolo di abbondanza sono state demolite. Il principale settore economico di questi territori è profondamente indebolito per il crollo delle vendite di prodotti agricoli reputati pericolosi e per l'inapplicabilità dei moderni concetti di agricoltura sostenibile, di filiera corta e prodotti a km 0. La vita in Terra dei Fuochi è diventata un percorso attraverso un campo minato per tutti: fumatori e non, obesi e non, etc. Dunque, smettere di fumare e adottare stili di vita corretti attraverso il rafforzamento delle riserve di salute e delle difese dell'organismo, rappresenta, allo stato attuale, l'intervento più utile ed efficace da adottare per limitare i danni.

1. Ferrara L, Iannace M, Patelli AM, Arienzo M: Geochemical survey of an illegal waste disposal site under a waste emergency scenario (Northwest Naples, Italy). Department of Chemical Sciences, University of Naples Federico II, Complesso Universitario Monte S. Angelo, via Cintia, 80100, Naples, Italy. luciano.ferrara@unina.it. Environ Monit Assess. 2013 Mar;185(3):2671-82.
2. Hsu JF, Lee CC, Su HJ, Chen HL, Yang SY, Liao PC: Evaluation of background persistent organic pollutant levels in human from Taiwan: polychlorinated dibenzo-p-dioxins, dibenzofurans, and biphenyls. Department of Environmental and Occupational Health, College of Medicine, National Cheng Kung University, 138 Sheng-Li Road, Tainan 704, Taiwan. Environ Int. 2009 Jan;35(1):33-42.
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