lunedì 1 ottobre 2012

Ottobre: mese della prevenzione dentale – fumo e rischio di patologia orale

Il fumo di sigaretta è notoriamente legato a cancro del polmone, malattie cardiovascolari e molte altre malattie sistemiche. Ma va notato che il fumo influenza come prima sede la cavità orale, ed è quindi evidente che il fumo ha molte influenze negative a livello della bocca, per esempio, colorazione dei denti e dei restauri dentali, cicatrizzazione delle ferite, riduzione della capacità di odore e gusto, e lo sviluppo di malattie orali tali come il cancro orale, parodontite, palato del fumatore, melanosi del fumatore, lingua villosa, leucoplachia, candidosi orale e compromissione degli impianti dentali e protesici.

Il fumo di sigaretta è considerato la prima causa di cancro orale (oral cancer) in assoluto. L'uso concomitante di alcol potenzia notevolmente l'azione procarcinogena. Circa il 75% dei tumori orali sono legati a comportamenti modificabili come il fumo e il consumo eccessivo di alcol; altri fattori includono la scarsa igiene orale (frequente in alcolisti e fumatori), l'irritazione causata da scorretto-montaggio di protesi, cattiva alimentazione, e alcune infezioni croniche causate da batteri o virus.
La parodontite (periodontitis) è un'infiammazione del parodonto cioè di quei tessuti che circondano e sostengono i denti (gengiva, legamento parodontale, cemento e osso alveolare) e i fumatori tendono a formare più tartaro (cioè una ritenzione di placca batterica che va incontro a calcificazione); poi con l'approfondirsi del tartaro sotto la gengive si instaura la parodontitePeraltro, alcuni studi suggeriscono che la sigaretta influisca notevolmente sull'ecologia batterica subgengivale per cui il fumo costituisce un importante fattore ambientale associato a malattie parodontali (1). Inoltre, il fumo sopprime la risposta immunitaria, e ciò può contribuire ad un aumento della suscettibilità alla malattia parodontale nei fumatori (2). Un recente studio ha rilevato una riduzione dell'attività fagocitaria e della vitalità dei leucociti polimorfonucleati salivari nei fumatori rispetto ai non fumatori (3). Insomma, viene sempre più riconosciuto il ruolo delle tossine del tabacco sul tessuto parodontale tanto che il fumo di sigaretta è stato segnalato come un fattore di rischio indipendente (*) per la parodontite (4).

(*) fattore di rischio indipendente indica che da solo è in grado di aumentare l'incidenza di una patologia, indipendentemente dalla presenza di altri fattori predisponenti.
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Il palato del fumatore (smoker’s palate) è il risultato di una reazione chimico-termica della mucosa del palato provocata, nella maggioranza dei casi (60%), dall’abitudine a fumare la pipa e in minore numero di casi (30%) dei fumatori di sigarette. Dopo una fase iniziale caratterizzata da arrossamento del palato, la mucosa palatale assume un diffuso colore bianco-grigio. Di frequente si riscontra anche la formazione di pliche. Con il tempo la mucosa si ispessisce e mostra noduli con piccole macchie rosse al centro: si tratta di sbocchi duttali delle piccole ghiandole salivari palatine.
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Mucosite orale (stomatite) correlata a fumo di tabacco
Il fumo di tabacco altera la composizione della saliva con maggiore suscettibilità a sviluppare mucosite orale, specialmente nel sesso femminile (5). La nattokinasi potrebbe possedere un notevole potenziale per ridurre il dolore e promuovere la guarigione della mucosite orale (6). In effetti, si ritiene che l'estratto crudo di nattokinasi (che si isola da coltura di Bacillus subtilis), risulti efficace sulle mucositi del cavo orale attraverso soprattutto la riduzione dell'eccessiva risposta infiammatoria.

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La melanosi del fumatore (smoker's melanosis) si presenta come una pigmentazione generalmente della gengiva labiale anteriore. È un problema di ordine estetico, dovuto all’aumentata produzione di melanina da parte dei melanociti stimolati dal fumo di sigaretta. Smettendo di fumare, tende a normalizzarsi nell'arco di mesi o anni a seconda dell'entità.
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La lingua villosa (hairy tongue) è un'affezione benigna della parte mediana e posteriore del dorso della lingua, caratterizzata da ipertrofia e allungamento delle papille filiformi associata a varie cause delle quali la principale è il fumo di sigaretta; raramente è sintomatica. Talora i pazienti lamentano sensazione di solleticamento alla deglutizione quando le papille sono particolarmente lunghe.
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La leucoplachia (leukoplakia) è una chiazza o placca biancastra della mucosa orale, sei volte più frequente nei fumatori. Asintomatica, benigna, regredisce di solito quando è rimosso lo stimolo nocivo: può tuttavia subire trasformazione maligna (nel 6-10% dei pazienti), specialmente quando è presente una componente eritematosa (eritroleucoplachia).
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La sindrome della bocca che brucia (burning mouth syndrome) è un disturbo caratterizzato da sensazioni sgradevoli di bruciore, fastidio e dolore sulla mucosa della bocca e sulla lingua. La zona che causa i maggiori disagi (oltre che bruciore, anche formicolio, sensazioni di "spilli" che pungono, secchezza, sapore amaro o metallico) è la punta e la parte anteriore della lingua, in minor misura il palato e le labbra. Spesso la lingua e altre mucose della bocca possono apparire assolutamente normali, ma c'è la percezione di bruciore che può migrare in diverse aree della bocca. I sintomi tendono a scomparire mangiando. Il fumo di sigaretta può rappresentare un fattore irritante locale che può rappresentare un fattore di rischio per la sindrome della bocca che brucia (burning mouth syndrome) (7). Tuttavia numerose possono essere le cause del bruciore alla bocca: infezioni da candida, allergie, carenza di estrogeni (quindi premenopausa e menopausa), diabete, iperglicemia, uso di alcuni farmaci quali diuretici, antidepressivi, antistaminici, inoltre disfunzioni alle ghiandole salivari, fumo in eccesso, carenza di ferro, anemia, alimentazione inadeguata o carente, carenza di acido folico e/o di altre vitamine del gruppo B, ipotiroidismo. Inoltre va sottolineato che anche se frequentemente possono correlarsi alla bocca che brucia disturbi psicologici, non è ancora chiaro se siano tali disturbi a predisporre al bruciore o non sia il bruciore che porti a disturbi psichici.

1. Moon JH, Lee JH, Lee JY: Subgingival microbiome in smokers and non-smokers in Korean chronic periodontitis patients. Mol Oral Microbiol. 2014 Oct 6. 
2. Souto GR, Queiroz-Junior CM, Costa FO, Mesquita RA: Smoking effect on chemokines of the human chronic periodontitis. Immunobiology. 2014 Aug;219(8):633-6.
3. Archana MS, Bagewadi A, Keluskar V: Assessment and comparison of phagocytic function and viability of polymorphonuclear leukocytes in saliva of smokers and non-smokers. Arch Oral Biol. 2015 Feb;60(2):229-33.
4. Jinrui Yu, Zheng Jing, Danfeng Shen, Mingcong Yang, Kehao Liu, Kai Xiang, Chongjing Zhou, Xuerui Gong, Yangjia Deng, Yuzhou Li, Sheng Yang: Quercetin promotes autophagy to alleviate cigarette smoke-related periodontitis. J Periodontal Res. 2023 Oct;58(5):1082-1095. 
5. Shawn S Adibi, Joseph L Alcorn, Kaori Ono, Lenard M Lichtenberger: Gender and Smoking Correlations of Surfactant Lipids and Proteins in the Saliva of Dental Patients. J Dent Maxillofac Surg. 2018;1(1):67-70.
6. Junyao Zhang, Yu Tang, Tao Yuan, Mengting Yang, Wenjing Fang, Li Li, Fei Fei, Aihua Gong: Nattokinase crude extract enhances oral mucositis healing. BMC Oral Health. 2021 Oct 30;21(1):555.
7. Gao J, Chen L, Zhou J, Peng J: A case-control study on etiological factors involved in patients with burning mouth syndrome. J Oral Pathol Med. 2009 Jan;38(1):24-8.

9 commenti:

  1. Il palato del fumatore è dovuto all'azione della nicotina?

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    1. Il termine, frequentemente utilizzato, di ipercheratosi nicotinica del palato è in realtà errato, perché la nicotina non ha nulla a che fare con l’ipercheratosi che è caratteristica di quest’alterazione; così come improprio è quello di stomatite nicotinica.
      Il palato del fumatore riportato nella figura è il tipico quadro del palato di un vecchio paziente, che per molti anni ha fumato da 2 a 3 pacchetti di tabacco da pipa per settimana. L’intero palato è bianco a causa dell’ipercheratosi. Soprattutto a metà del palato sono ben riconoscibili le ghiandole salivari nodulari arrossate al centro. Dopo cessazione dell’abitudine di fumare, queste alterazioni recedono ampiamente.

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  2. Oltre al fumo di sigaretta, anche il fumo di narghilè può determinare patologie del cavo orale?

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    1. Secondo un recente studio sugli effetti del fumo di narghilè sulla salute parodontale si è giunti alla conclusione che il fumo di tabacco attraverso le pipe ad acqua (narghilè) determina un significatico aumento di probabilità di contrarre affezioni parodontali (1).

      1. Bibars AR, Obeidat SR, Khader Y, Mahasneh AM, Khabour OF: The Effect of Waterpipe Smoking on Periodontal Health. Oral Health Prev Dent. 2014 Sep 5.

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  3. A proposito della sindrome della bocca che brucia, oltre ad eliminare il fumo ed altre condizioni di rischio, quali trattamenti possono essere indicati?

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    1. Prima di discutere delle terapie è opportuno escludere lesioni mucose locali o alterazioni ematiche che possono portare alla sensazione di bruciore alla bocca. La sindrome della bocca che brucia si ritiene sia dovuta a disturbi del sistema nervoso periferico (fibre C e/o fibre del trigemino) e/o a disturbi di tipo centrale (da coinvolgimento del sistema dopaminergico nigrostriatale) (1, 2).
      Le alterazioni del sistema nervoso periferico sarebbero dovute ad alterazioni della capacità di reazione dei recettori di membrana presenti nella mucosa orale, una sorta di dolore fantasma causato da danni del sistema sensoriale del gusto; tale teoria sarebbe rafforzata dai miglioramenti derivanti dall'uso topico del clonazepam (1). Praticamente si potrebbero utilizzare 5 gtt di clonazepam come collutorio per 4 volte al giorno.
      Una certa efficacia è stata riscontrata anche per l'acido alfa-lipoico (600 mg/dì per 8 settimane) (1, 3) grazie alle sue proprietà rigenerative neurologiche (1) e alla sua attività antiossidante (4).
      Le alterazioni del sistema nervoso centrale sarebbero dovute ad una disfunzione del sistema dopaminergico per ridotta inibizione del sistema dopaminergico nigro-striatale (1). In questo caso il clonazepam agendo sul sistema gabaergico andrebbe a contrastare la disfunzione del sistema dopaminergico.
      Infatti, oltre all'uso topico di clonazepam sono registrati risultati positivi anche con uso orale di clonazepam 0,5mg al mattino per due settimane e poi 0,5mg x 2 (mattino e sera) per le due settimane successive (5). Tale trattamento è stato comparabile a quello dell'agopuntura 3 volte a settimana per 4 settimane (ST-8, GB-2, TE-21, SI-19 e SI-18 bilaterali e GV-20) (5). In base a studi di capillaroscopia si è osservato che l'agopuntura influenza la microcircolazione orale determinando una significativa variazione del pattern vascolare che a sua volta determina una significativa riduzione della sensazione urente dopo 3 settimane di terapia (6).
      Tuttavia l'opzione terapeutica migliore sembra essere il clonazepam topico sia per i ridotti effetti collaterali, sia per una evoluzione verso la guarigione in circa il 40% dei casi (1).

      1. Mínguez Serra MP, Salort Llorca C, Silvestre Donat FJ: Pharmacological treatment of burning mouth syndrome: A review and update. Med Oral Patol Oral Cir Bucal. 2007 Aug 1;12(4):E299-304.
      2. Silvestre FJ, Silvestre-Rangil J, López-Jornet P: Burning mouth syndrome: a review and update. Rev Neurol. 2015 May 16;60(10):457-63.
      3. Miziara I, Chagury A, Vargas C, Freitas L, Mahmoud A: Therapeutic options in idiopathic burning mouth syndrome: literature review. Int Arch Otorhinolaryngol. 2015 Jan;19(1):86-9.
      4. Gomes MB, Negrato CA: Alpha-lipoic acid as a pleiotropic compound with potential therapeutic use in diabetes and other chronic diseases. Diabetol Metab Syndr. 2014 Jul 28;6(1):80.
      5. Jurisic Kvesic A, Zavoreo I, Basic Kes V, Vucicevic Boras V, Ciliga D, Gabric D, Vrdoljak DV: The effectiveness of acupuncture versus clonazepam in patients with burning mouth syndrome. Acupunct Med. 2015 Aug;33(4):289-92.
      6. Scardina GA, Ruggieri A, Provenzano F, Messina P: Burning mouth syndrome: is acupuncture a therapeutic possibility? Br Dent J. 2010 Jul 10;209(1):E2.

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  4. La sigaretta elettronica può determinare lesioni alla mucosa della bocca?

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    1. Recenti studi hanno evidenziato che lesioni della mucosa orale (stomatite da nicotina, lingua villosa e cheilite angolare) sono significativamente più comuni tra i consumatori di sigaretta elettronica.
      Bardellini E, Amadori F, Conti G, Majorana A: Oral mucosal lesions in electronic cigarettes consumers versus former smokers. Acta Odontol Scand. 2018 Apr;76(3):226-228.

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