giovedì 28 aprile 2011

28.04.2011: giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro


La prevenzione nei luoghi di lavoro accanto all’azione di controllo, valorizza la promozione della salute come strumento strategico innovativo per favorire la creazione e il mantenimento di ambienti di lavoro sani e che stimolino stili di vita sani.

Va osservato che arieggiare una stanza fumosa per quanto possa minimizzare l'odore di tabacco, elimina solo parzialmente le componenti chimiche di cui è fatto il fumo, ma la qualità dell’aria nei locali frequentati dal fumatori rimane pessima anche dopo che questi se n'è andato.
In alcuni stati americani, come ad esempio Pennsylvania e Dakota, è stato recentemente introdotto il divieto di assunzione negli ospedali per i medici che fumano. C'è chi propone di adottare tale provvedimento, piuttosto singolare, anche in Italia. Il prof. Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto Mario Negri di Bergamo, spiega le ragioni a favore. Eccole in sintesi:
  • fumare sottrae risorse ad altri: il fumo è sempre meno una decisione individuale, perché, nei Paesi dotati di servizio sanitario pubblico come il nostro, chi si è ammalato in quanto fumatore, pesa sulle spese sanitarie, a svantaggio di chi si è ammalato non per propria causa;
  • i medici devono dare l'esempio: le strutture sanitarie sono fatte non solo per curare, ma anche per prevenire le malattie e l'esempio del medico che fuma è molto grave, considerato che muoiono per causa del fumo, solamente in Italia, 70 mila persone l'anno, e non solo per cancro al polmone;
  • il divieto costituirebbe un messaggio molto efficace contro il fumo: il fatto che gli ospedali assumano una decisione del genere aiuterebbe a capire meglio la gravità del problema.
Va osservato che, da un punto di vista della sicurezza, un ambiente di lavoro in cui si fuma si vengono a creare i seguenti rischi:

  • Rischio infortunistico
  • Rischio incendio
  • Danni ad attrezzature (tastiere, unità centrale di PC, climatizzatori, etc.)
  • Rischio da esposizione al fumo passivo
  • Rischio di interazione tra fumo di sigaretta ed altre sostanze tossiche (il fumo può agire sinergicamente con le sostanze tossiche presenti nel luogo di lavoro causando un effetto moltiplicativo; soprattutto in presenza di varie fonti di inquinamento indoor: stampanti laser, fax, fotocopiatrici, nonché di inquinamento outdoor quale l’asbesto (Billings CG, 2000).
A proposito di inquinamento outdoor, la presenza di “canali/condotte/gronde in Eternit in evidente stato vetusto” già caratterizzano molte delle nostre strutture sanitarie. L'Eternit (fig. a dx) è una particolare forma di cemento-amianto (asbesto) in passato molto utilizzato in edilizia e la cui produzione è cessata nel 1994. E l’abitudine al fumo potenzierebbe inevitabilmente l’effetto dell’asbesto prolungando la ritenzione polmonare delle fibre da cui è costituito.
Un recente studio riporta il rischio relativo di incidenza del cancro al polmone in soggetti fumatori di oltre 20 sigarette al giorno (precisamente oltre 20 pack-years) ed esposti all'amianto; detto rischio è stato circa due volte superiore rispetto ai non fumatori (1). Dunque la strategia della cessazione del fumo di tabacco fra gli individui esposti alla polvere di amianto potrebbe potenzialmente avere effetti di promozione della salute (1). 

Il secondo fattore di rischio per il cancro del polmone dopo il fumo è il radon. Si tratta di un gas radioattivo naturale che interagisce con il fumo di tabacco in modo più che additivo, e una delle zone con maggior presenza di radon in Italia è proprio la Campania.
A questo punto va fatta una considerazione: i programmi di cessazione tabagica sono più convenienti rispetto ai programmi di bonifica del radon e poi presentano un'ulteriore opportunità per ridurre il rischio di danni da radon per i fumatori.


1. Świątkowska B, Szubert Z, Sobala W, Szeszenia-Dąbrowska N: Predictors of lung cancer among former asbestos-exposed workers. Lung Cancer. 2015 Sep;89(3):243-8.
Guglielmo Lauro
(medico)

4 commenti:

  1. Due dati sul tabagismo in Italia che non sono certamente il fiore all'occhiello per fare quei passi di qualità che tutti ci auspichiamo specie rispetto agli altri Paesi.
    1. La diffusione del tabagismo tra il personale medico e paramedico in Italia è decisamente più alta (33%) rispetto alla popolazione generale (24%) (Nardini et al. 2003).
    2. In altri Paesi invece la percentuale è ben più bassa: ad es., in Inghilterra fuma il 10% dei medici e negli USA il 2% (Principe, 2001).

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  2. Si segnala il progetto “Azienda senza fumo” che sarà di supporto a quelle aziende che vogliano intraprendere un percorso sul tabagismo come progetto di promozione della salute dei propri lavoratori. Con il sostegno dell’INAIL le aziende che aderiscono possono promuovere tra i dipendenti il rispetto delle norme anti fumo e offrire ai lavoratori che fumano, dei percorsi di disassuefazione condotti in collaborazione con le strutture territoriali. Il questionario Atteggiamento fumo tabacco rientra nel progetto complessivo attivato dall’Istituto chiamato “Gestione del fumo di tabacco in azienda”

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  3. L'esposizione combinata ad amianto e fumo di tabacco rappresenta un forte fattore di rischio per la fibrosi retroperitoneale idiopatica con effetto moltiplicativo sul rischio rispetto a una singola esposizione (1)

    1. Goldoni M, Bonini S, Urban ML, Palmisano A, De Palma G, Galletti E, Coggiola M, Buzio C, Mutti A, Vaglio A: Asbestos and smoking as risk factors for idiopathic retroperitoneal fibrosis: a case-control study. Ann Intern Med. 2014 Aug 5;161(3):181-8.

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  4. Esposizione all'amianto in fumatore: c'è risarcimento?

    Le sostanze contenute nel fumo provocano un grosso aumento del rischio di contrarre il cancro ai polmoni, tant’è che su tutti i pacchetti di sigarette in vendita compaiono le apposite avvertenze, senza contare le numerose periodiche campagne antifumo promosse in tutta Italia.
    In base ad una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma [C. App. Roma, sent. n. 3376/2021], fumare è una scelta «libera, consapevole ed autonoma» presa da una persona «dotata di capacità di agire»; perciò, tale comportamento viene ritenuto «da solo sufficiente a determinare l’evento dannoso successivo», cioè bastevole a far sorgere la malattia e la morte che ne consegue, senza responsabilità altrui per fatti illeciti.
    Oggi, la rimozione dell’amianto dalle costruzioni è obbligatoria quando non è possibile eseguire interventi di recupero, come l’incapsulamento o la sovracopertura, che isolano il materiale nocivo impedendone la diffusione nell’aria e negli ambienti.
    La lunga esposizione all’amianto è stata individuata come causa di:
    -asbestosi, una grave malattia invalidante, a decorso progressivo e irreversibile;
    -mesotelioma della pleura, un tumore maligno della membrana che circonda i polmoni;
    -cancro del polmone; questa forma tumorale può avere altre concause o cause autonome, tra le quali il fumo delle sigarette e degli altri prodotti contenenti tabacco, come i sigari.
    L’esposizione all’amianto, quando è protratta nel tempo ed è stata accertata nei modi di legge (es. esposizione all’inalazione dell’asbesto superiore alle 25 fibre all’anno), comporta il riconoscimento di un indennizzo economico erogato dall’Inail al lavoratore ammalatosi di queste patologie o deceduto in conseguenza di esse (in tale caso, l’indennizzo spetta ai suoi eredi). È anche possibile ottenere, sempre dall’Inail, la pensione di inabilità per malattia professionale.
    L’associazione combinata dei due fattori che abbiamo esaminato – fumo di sigaretta ed esposizione all’amianto – moltiplica il rischio di insorgenza del cancro ai polmoni, secondo alcuni studi fino a 10 volte e anche più. Nell’organismo umano, l’effetto negativo dovuto all’azione contemporanea di queste sostanze nocive si amplifica secondo un meccanismo scientificamente conosciuto come «doppia esposizione». Il tumore ai polmoni è dunque una malattia multifattoriale, nella quale l’insorgenza può essere dovuta a cause diverse ed interagenti fra loro.
    Per un lavoratore che sia fumatore e venga esposto all’amianto è molto probabile l’insorgenza del tumore ai polmoni. A quale dei due fattori va attribuita la causa della morte? In merito alla causa di omicidio colposo da parte del datore di lavoro a seguito di esposizione del lavoratore fumatore all'amianto presente nello stabilimento, la Corte di Cassazione ha ritenuto che l’evento dannoso lamentato, cioè la morte per tumore al polmone, non avesse avuto «esclusiva origine dall’azione del diverso fattore in astratto idoneo a provocare la patologia» [Cass. sent. n. 32860 del 06.09.2021]: l’incidenza causale di un fattore nocivo per la salute o per la vita umana, infatti, va sempre determinata non in modo presuntivo, bensì in concreto e in relazione allo specifico caso.
    (estratto da: Fumatore ed esposto all’amianto: c’è risarcimento?)

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